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L’adolescenza è un periodo impegnativo sotto molti punti di vista: cambia la scuola, si incontrano altre persone, si stringono nuove amicizie, si modificano i pensieri, il corpo muta… Insomma inizia un’era carica, anzi carichissima, di novità. E mentre cercano di orientarsi su nuovi percorsi, con una bussola che cambia direzione ad ogni mutamento che si inserisce nelle loro vite, i ragazzi sono anche chiamati a cimentarsi in una serie di compiti evolutivi impegnativi, ma fondamentali per crescere e inserirsi successivamente nell’età adulta. Lo scopo è quello di riuscire a rispondere alla domanda “chi sono io?”: i giovani si sentono quindi spinti ad analizzare, capire sé stessi e sperimentarsi.
In tutto questo tornado di cambiamenti e domande esistenziali, uno dei compiti che gli adolescenti devono affrontare è quello di simbolizzare (o mentalizzare) il proprio corpo. Ma cosa significa questa espressione? L’aspetto, le funzioni e le capacità corporee di ogni giovane vengono colpiti dalle novità di cui abbiamo parlato fino ad ora. Perciò i ragazzi, oltre a percepire il distacco dall’infanzia tramite tali modifiche, sono spinti dal bisogno di comprenderle, per riuscire man mano a creare un’immagine mentale coerente con se stessi. Per mezzo di questo lavoro che pone al centro il corpo, i giovani devono cercare di capire come inserirlo nelle relazioni con gli altri, nei progetti per il futuro, nelle nuove potenzialità e nei nuovi limiti.
Dato che si tratta di un work in progress, gli adolescenti fanno fatica a identificarsi con il nuovo fisico: hanno perso quello della loro infanzia e questo è in mutamento. Ecco che quindi tentano di controllarlo, lo nascondono o lo esibiscono, lo vestono con precisione, si buttano in tatuaggi, piercing, tinte, diete, palestra, attività pericolose o estreme… Se provando tutto ciò hanno la sensazione di aver trovato un nuovo frammento di loro stessi, sentendosi così più completi, lo registrano, a livello corporeo e mentale. Apprendono per tentativi ed errori, il che li porta a cambiare idea sul loro aspetto, modificando di conseguenza la rappresentazione che hanno costruito fino a quel punto.
Considerando quanto detto, ora forse è più semplice capire come il corpo diventi centrale per gli adolescenti: è fonte di una grande sfida, ma è anche la chiave per risolverla. Ogni novità fisica porta con sé la necessità di elaborare una nuova immagine mentale, ma proprio tramite la corporeità si riesce a eseguire questo compito evolutivo. Il corpo diventa perciò uno strumento per comprendere e dare espressione alla propria identità, anche di genere, per rivelarsi socialmente e per trasmettere i propri valori.
Nonostante la grande complessità del tema, la mente adolescente di norma non è in conflitto con la corporeità, ma mentre cercano di formare una nuova immagine mentale di essa, è possibile che i ragazzi sperimentino fatiche e fallimenti, con conseguenti quote di frustrazione e sofferenza, alle quali è importante dare ascolto e significato.
Fonti:
Pietropolli Charmet, G. (2010). Fragile e spavaldo – Ritratto dell’adolescente di oggi. Roma-Bari: Edizioni Laterza
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