Giovani adulti

Mi occupo delle questioni che più mettono in difficoltà i giovani quando concludono il proprio percorso formativo/relazionale e devono interfacciarsi con il mondo adulto.
Scopri nello specifico quali.

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Difficoltà relazionali

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Disturbi d'ansia e sintomi corporei

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Progettualità e scelta

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Attacchi al corpo

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Domande Frequenti

Come si svolge il primo incontro?

 Il primo momento di conoscenza gode di una certa flessibilità, anche concordabile attraverso una telefonata preliminare. E’ finalizzato a circoscrivere “che cosa non sta girando per il verso giusto”. Se la richiesta di consulto riguarda un minore, oltre ai genitori, solitamente invito anche lui. Non soltanto è un modo per raccogliere il punto di vista di tutti su ciò che sta portando difficoltà, ma permette di interfacciarsi a me dalla stessa posizione di partenza. Sarete così tutti protagonisti, soggetti attivi coinvolti nel mettersi in gioco.

Come si conclude il primo incontro?

Terminata la fase di ascolto, rivolgo alcune domande e porgo le mie osservazioni che commenteremo insieme. In base a quanto emerge, potrei proporre diverse strade di prosecuzione, o di non prosecuzione: potreste infatti non ritenermi la figura più appropriata per la vostra situazione, o potrei optare io per consigliarvi altri riferimenti professionali più idonei.

Se decidiamo di proseguire, lo step successivo riguarda 4 o 5 colloqui di consultazione, destinati ad approfondire meglio quanto raccontato nel primo incontro, spaziando anche nelle altre aree della vita. 

Se la richiesta riguarda un minore, sarà lui il destinatario dei colloqui di consultazione. Tuttavia, anche i genitori verranno invitati, insieme o separatamente, ad un colloquio senza la presenza del/lla figlio/a.

Colloqui di consultazione e percorso psicologico/psicoterapeutico

Fatto il punto della situazione attraverso i colloqui di consultazione, sarà possibile concordare e definire in maniera più chiara gli obiettivi sui quali lavorare e la frequenza degli incontri. 

Se la richiesta riguarda un minore, anche i genitori verranno coinvolti regolarmente, insieme o separatamente, per commentare l’andamento della situazione familiare e aggiornare i significati da attribuire ai comportamenti del/lla figlio/a.

Quanto dura un percorso psicologico o di psicoterapia?

Ovviamente dipende dal problema, da quanto è incatenato alle altre aree della vita e agli obiettivi che ci poniamo. Al di là del tempo effettivo, è bene sapere che per rendere efficiente un percorso psicologico bisogna essere disponibili a “dedicare un tempo”: alcune questioni spaventano, richiedono di affrontarle con i piedi di piombo. Altre hanno bisogno di lasciare spazio alla comprensione, che non sempre è immediata.

Cosa faccio se mio/a figlio/a non vuole venire?

Non possiamo di certo minacciarlo/a, se non ha desiderio di confrontarsi con me non possiamo fare altro che rispettare il suo volere. Possiamo tuttavia invitarlo/a lo stesso ad un solo incontro finalizzato a conoscermi e a raccontare il suo punto di vista. 

Se proprio non vuole cambiare idea, ne farsi vivo, accolgo voi genitori, e proviamo lo stesso insieme a dare un senso a quello che sta accadendo.

Quali strumenti utilizzo?

Lo strumento principale è il colloquio clinico: tra me e i pazienti si svilupperà un dialogo.

Spesso e volentieri propongo l’utilizzo di prodotti culturali come film, serie tv, anime e videogiochi per affrontare la consapevolezza e l’espressione di alcune dinamiche personali e familiari. Forniscono parole ed immagini per raccontarsi o vedere meglio.

Talvolta somministro dei questionari psicologici: aiutano ad avere una visione più oggettiva di un fenomeno o di un comportamento.